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PREVENZIONE RISCHIO SETTORE AGRICOLO: ANALISI EMATOCHIMICHE DI LABORATORIO

 

Gli esami ematochimici di sorveglianza sanitaria sono indispensabili per costatare e monitorare lo stato di salute dei lavoratori dipendenti e servono a rilevare la presenza di sostanze presenti nel sangue. Sono esami obbligatori solo per alcune categorie di lavoratori, scelti dal medico del lavoro, come ad esempio i braccianti agricoli che fanno uso di prodotti fitosanitari, in particolare per scoprire l’accumulo di sostanze tossiche nel loro organismo, costatarne lo stato di salute e completare la valutazione dei rischi per la tutela del loro benessere.

Rischi esposizione prodotti fitosanitari

I rischi presenti in agricoltura racchiudono una vasta gamma di categorie, e riguardano sia gli infortuni che le malattie professionali. Uno dei rischi è quello da esposizione a sostanze pericolose legato soprattutto all’utilizzo di prodotti fitosanitari. Con il termine prodotto fitosanitario si intende una sostanza o miscela di sostanze utilizzate per prevenire, distruggere o controllare qualsiasi parassita, in grado di causare danni o interferire con la produzione, lavorazione, immagazzinamento di alimenti, materie prime agricole, legno. Le categorie professionali a rischio di intossicazione riguardano i lavoratori addetti alla produzione industriale dei prodotti fitosanitari, al loro stoccaggio e alla loro utilizzazione in agricoltura, in particolare durante le fasi di miscelazione, applicazione, irrigazione, mieti-trebbiatura, potatura, raccolta, attività di manutenzione. I livelli di esposizione per gli operatori addetti ai trattamenti sono spesso elevati. In questo contesto i fenomeni di intossicazione sono dovuti principalmente alla non osservanza delle norme di sicurezza previste. Altre categorie esposte sono quelle che operano in ambienti confinati (come i lavoratori nelle serre), i disinfestatori di locali, i giardinieri e gli addetti alla cura del verde. Per tutti i lavoratori esposti al rischio di utilizzo di prodotti fitosanitari è obbligatorio il protocollo di sorveglianza sanitaria e la formazione specifica.

Obblighi del datore di lavoro per rischio

La valutazione dei rischi è un obbligo del Datore di lavoro che deve prevedere i rischi specifici e dunque ridurre i pericoli che possono presentarsi. Inoltre oltre alla stesura del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) deve nominare l’RSPP e il Medico competente, garantendo così la sorveglianza sanitaria. Il datore di lavoro deve produrre la valutazione del rischio delle attività correlate all’utilizzo dei prodotti fitosanitari che deve considerare la peggiore condizione espositiva ipotizzabile per ogni attività. La valutazione del rischio deve tener conto delle proprietà tossiche pericolose dei pesticidi, le informazioni sulla salute e sulla sicurezza fornite dalla scheda di sicurezza di ogni prodotto, il livello di esposizione, la durata dell’esposizione, così come ogni valore limite di esposizione o valore limite biologico associato ad ogni prodotto.

Sorveglianza sanitaria: analisi ematochimiche

La sorveglianza sanitaria è prevista per tutti gli utilizzatori dei prodotti fitosanitari e viene effettuata dal medico competente. Prima che inizino a lavorare, gli operatori hanno l’obbligo di sottoporsi alla sorveglianza sanitaria. Gli esami ematochimici restituiscono dei valori utili al medico per formulare il giudizio di idoneità alla mansione o per prescrivere eventuali limitazioni. Scopo della visita è evidenziare eventuali problemi legati alla mansione specifica.  Le analisi ematochimiche permettono di individuare eventuali contaminazioni ed interferenze che possono derivare dall’esposizione ai prodotti fitosanitari. Solitamente per i braccianti le analisi hanno periodicità annuale proprio per valutare e verificare la presenza o meno di sostanze chimiche nel sangue.

Vuoi richiedere il servizio di sorveglianza sanitaria per i tuoi dipendenti? Contattaci allo 0932/862613, inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o su https://www.promotergroup.eu/index.php/contattaci

 

DL APERTURE: DA OGGI CAPIENZA PIENA PER CINEMA E RIAPERTURA DISCOTECHE

Cinema, teatri e luoghi di cultura al 100 per cento, discoteche al 50 per cento al chiuso.

 

Aumentano da oggi le capienze nei luoghi della cultura, cinema, teatri, e musei e riaprono le discoteche. In particolare in zona bianca, le capienze degli spazi culturali tornano a riempirsi al 100 per cento con l'entrata in vigore delle nuove misure anti-Covid decise dal Consiglio dei ministri. Con questa misura il governo è andato oltre le indicazioni del Cts di una capienza all’80 per cento, abolendo così la distanza interpersonale di un metro. Il Decreto prevede inoltre la riapertura delle discoteche e sale da ballo con una capienza non superiore al 75 per cento all’aperto e 50 per cento al chiuso. L'accesso è consentito esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi COVID-19, con tracciamento dell’accesso alle strutture. Nei locali al chiuso ove si svolgono le predette attività deve essere garantita la presenza di impianti di aereazione senza ricircolo dell’aria, e restano fermi gli obblighi di indossare il dispositivo di protezione delle vie respiratorie previsti dalla vigente normativa, ad eccezione del momento del ballo. Per quanto riguarda stadi e palazzetti la capienza consentita non può essere superiore al 75 per cento di quella massima autorizzata all'aperto e al 60 per cento al chiuso in zona bianca: ovviamente l’ingresso è consentito solo a persone munite di green pass. In caso di violazione delle regole su capienza e green pass nei settori di spettacoli, eventi sportivi e discoteche, la chiusura si applica dalla seconda violazione.

 

 

 

 

 

 

Giovedì, 07 Ottobre 2021 13:11

EMPLOYEE BRANDING: EMANUELE CANZONIERI

 

EMPLOYEE BRANDING: EMANUELE CANZONIERI

 

L’essere un creativo è il tratto caratteristico di Emanuele Canzonieri, Responsabile Comunicazione, Eventi e Marketing. Questo tratto caratteristico gli consente di trovare idee o soluzioni combinando gli elementi a disposizione e trasformandoli in qualcosa di nuovo e funzionale.  Emanuele come ogni creativo che si rispetti vive ogni giorno una "lotta" tra emisfero destro e sinistro del suo cervello: il giusto mix tra precisione e meticolosità (che a detta di molti sfocia in pignoleria) e disordine e caos che fanno di Emanuele la persona che è oggi.

Conosciamo meglio Emanuele

Emanuele arriva in Promotergroup S.p.A. a settembre del 2017. Conosce Promotergroup grazie a uno dei suoi migliori amici che lavorava già all’interno da alcuni anni (e ci lavora tuttora) che lo informò di una posizione aperta riguardante la sua figura professionale…e dopo quasi due anni come Graphic Designer freelance ha deciso di inviare la sua candidatura. Dal colloquio con Gianni Polizzi, Presidente di Promotergroup S.p.A. sono già passati più di quattro anni e, oltre ad essere cresciuto professionalmente e umanamente, ha fatto crescere anche Promotergroup soprattutto in termini di Brand Reputation, arrivando ad essere nominato Responsabile Comunicazione, Eventi e Marketing.

La sua passione principale è il Graphic Design, lavorare alla costruzione di un brand partendo dal logo e costruendo attorno tutta l'immagine coordinata. Altre passioni sono la musica, che rappresenta uno dei suoi più grandi rimpianti per aver abbandonato la chitarra troppo presto, ma che riesce a sopperire ascoltando svariati generi e andando ai concerti (pandemia permettendo); il calcio, in particolare l'Inter, che segue sempre in tv e, quando può, pure allo stadio. Negli anni ha sviluppato una passione per il gin, andando sempre alla scoperta di nuovi prodotti e nuovi mix di botaniche.

Raccontaci un aneddoto, una vicenda in particolare, in merito al tuo legame con Promotergroup

“In questi quattro anni le sfide intraprese all'interno di Promotergroup S.p.A. sono state innumerevoli: quasi ogni giorno è diverso dall'altro e c'è la possibilità di lavorare su cose diverse parallelamente. La vicenda che mi è rimasta più impressa è però recente, di fine maggio scorso: eravamo appena tornati dal matrimonio di una collega quando il Presidente ci ha comunicato sul gruppo aziendale che eravamo stati candidati da Le Fonti Awards per la categoria Eccellenza dell'Anno/Consulenza & Leadership - Sicurezza sul lavoro, premio che poi abbiamo vinto a luglio. Oltre al merito del Presidente e dei consulenti, la cosa ha riempito d'orgoglio me e la mia collega che ci occupiamo di comunicazione per il lavoro svolto, soprattutto, durante l'ultimo anno in termini di presenza massiva online ma anche su quotidiani nazionali e riviste di settore che hanno posto maggiore attenzione sulla realtà Promotergroup S.p.A.”.

Come vedi il tuo rapporto con l’azienda?

“Da quando sono in Promotergroup S.p.A., lavorando quasi sempre a stretto contatto con il Presidente, e dovendo lui approvare il mio lavoro, ho imparato a conoscerlo, a capire cosa richiede e ultimamente anche a consigliarlo. La mia stima verso di lui non è potuta che crescere, visto i grandi progetti che ha in mente e che si vanno sviluppando giornalmente”.

Un altro aspetto caratterizzante del ruolo di Emanuele è quello di interfacciarsi con tutte le diverse aree presenti in Promotergroup S.p.A.; questo lo ha portato in questi anni a rapportarsi, scegliendo il miglior approccio, con ognuno dei dipendenti.

Ci racconti il progetto più sfidante a cui hai partecipato?

“Come detto in precedenza Promotergroup S.p.A. è sinonimo di progetti sfidanti. Ma di sicuro la sfida più grande è arrivata già all'inizio della mia avventura in Promotergroup: prendere in mano tutta la comunicazione aziendale, partendo praticamente da zero, creando un'immagine coordinata (brochure, biglietti da visita, gadget vari, ecc.), migliorando il sito istituzionale e i canali social, in modo da rappresentare Promotergroup nel miglior modo possibile”.

Cambiamento

Per Emanuele il cambiamento è molto spesso un'uscita dalla propria comfort zone, una rottura delle abitudini del vivere quotidiano. Cambiare è necessità: periodici cambiamenti dovrebbero sempre essere apportati alla nostra vita per consentire un'evoluzione e una crescita. Un cambiamento, per Emanuele è il risultato di stimoli derivanti dall'ambiente in cui si vive: più stimoli positivi si ricevono più si ha voglia di cambiare la propria posizione all'interno di quell'ambiente e di conseguenza si avrà sempre più voglia di fare. Uno dei cambiamenti più importanti della vita di Emanuele è stato, dopo la laurea, dover tornare a vivere in Sicilia: fin dal liceo si era prefissato di andare a studiare fuori e di rimanere a lavorarci. Purtroppo per svariati motivi questo non è stato possibile e per alcuni anni l'ha vissuta come un fallimento. Per fortuna ha conosciuto una realtà come Promotergroup S.p.A., diversa da tutto ciò che si può trovare nel panorama siciliano e l'idea di aver fallito è andata pian piano sostituendosi con l'idea di essere riuscito a combinare qualcosa anche in Sicilia.

"Ringrazia gli ostacoli che incontri, perché divorano i tuoi limiti" - Alejandro Jodorowsky

Quali sono i tuoi sogni/obiettivi futuri?

“Il mio obiettivo per il presente è riuscire a crescere sempre più professionalmente e di conseguenza far crescere la Brand Reputation della società. Se guardo ad un futuro lontano il sogno è sempre quello di lavorare per un’agenzia di comunicazione, o di riuscire ad aprirne una mia”.

 

 

PREVENZIONE RISCHIO VIDEOTERMINALE: SCREENING VISIO-TEST

 

Gli impiegati addetti al videoterminale possono riscontrare disturbi visivi, disturbi muscolo-scheletrici, fatica mentale e stress. Per videoterminale si intende: “uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato”. Si definisce lavoratore al videoterminale “il lavoratore che utilizza un'attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per almeno venti ore settimanali."

Rischi videoterminale per la vista

Ottobre è il mese della vista e tra i rischi legati al videoterminale c’è l’astenopia comunemente conosciuta come fatica visiva, causata dall’eccessivo sforzo dei muscoli oculari richiesto dall’azione. In particolare è a causa della luce proiettata dallo schermo, ma anche, indirettamente, della postura adottata, che questi soggetti possono essere potenzialmente a rischio di sviluppare patologie e disturbi della vista. Infatti, lavorare ininterrottamente per un certo numero di ore davanti ad uno schermo influisce sull’affaticamento visivo e può provocare bruciore agli occhi, ammiccamento frequente, lacrimazione, fastidio alla luce, visione annebbiata. Il lavoratore deve effettuare interruzioni della sua attività al videoterminale mediante pause ovvero cambiamento di attività.

Di seguito alcuni consigli per prevenire questi sintomi, rilassare gli occhi e distendere i muscoli oculari: dopo ogni 20 minuti di lavoro, bisogna osservare un oggetto ad almeno 20 metri di distanza per almeno 20 secondi. È importante sospendere regolarmente il lavoro al videoterminale per indirizzarsi ad attività che non richiedano un forte impegno visivo. In tal modo i muscoli oculari possono rilassarsi. Inoltre chi svolge la propria attività al computer per almeno 20 ore settimanali ha diritto ad una pausa di 15 minuti ogni 2 ore, salvo casi particolari in cui il medico competente stabilisce una frequenza diversa. La pausa è considerata a tutti gli effetti parte integrande dell’orario di lavoro. Lo schermo deve essere posizionato di fronte all'operatore in maniera che, anche agendo su eventuali meccanismi di regolazione, lo spigolo superiore dello schermo sia posto un po’ più in basso dell'orizzontale che passa per gli occhi dell'operatore e ad una distanza degli occhi pari a circa 50-70 cm.

Obblighi del datore di lavoro per rischio videoterminale

Il datore di lavoro, all’atto della valutazione dei rischi, analizza i posti di lavoro con particolare riguardo:

- Ai rischi per la vista e gli occhi

- Ai problemi legati alla postura e all’affaticamento visivo o mentale

- Alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale e adotta le misure appropriate per ovviare ai rischi riscontrati

È importante che non vi siano riflessi sullo schermo per cui è opportuno evitare di sistemare la postazione al videoterminale avendo alle spalle una finestra o frontalmente per evitare fenomeni di abbagliamento.

Sorveglianza sanitaria videoterminali: screening Visio-test

La sorveglianza sanitaria è prevista per tutti i videoterminalisti e viene effettuata dal medico competente. Prima che inizino a lavorare con il videoterminale, gli operatori hanno l’obbligo di sottoporsi alla sorveglianza sanitaria, necessaria ad ottenere attraverso il giudizio medico competente l’idoneità a svolgere il proprio lavoro. Le visite hanno una frequenza quinquennale per i lavoratori classificati come idonei, mentre per chi è stato classificato idoneo con prescrizioni o chi ha superato il cinquantesimo anno di età, la frequenza è biennale.

Scopo della visita è evidenziare eventuali alterazioni cui il soggetto sia portatore e correggerle.  La visita comprende il Visio-test, un accertamento sanitario particolarmente efficace che permette di misurare con rapidità i parametri principali della funzionalità visiva ed individuare eventuali problemi o disfunzioni. Il Medico competente proporrà al paziente dei test specifici per valutare la reazione dell’occhio a stimoli visivi diversi, replicando le condizioni a cui potrebbe essere sottoposto il dipendente in una qualsiasi giornata lavorativa. Le visite mediche periodiche sono dunque fondamentali per un corretto monitoraggio della salute e sicurezza del personale lavorativo. Sono tanti gli accertamenti necessari da eseguire, per poter ottenere un ottimo e quanto più completo riferimento dei fattori di rischio, cui può essere soggetto un lavoratore durante la propria attività.

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INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO: 10 MORTI IN 24 ORE

 

Stop per le aziende che non rispettano le misure di sicurezza. I sindacati sono compatti nel chiedere al governo misure drastiche per contrastare queste morti drammatiche.

 

In questi giorni si sta molto parlando di infortuni sul lavoro e l'emergenza è sempre più drammatica. Secondo quanto riportato dai media e dalle agenzie sono stati più di 10 gli infortuni mortali sul lavoro che si sono verificati tra il 28 e il 29 settembre. Nel quartiere Eur di Roma un operaio di 47 anni è volato giù da un’impalcatura ed è precipitato per undici piani. Un’ora prima un muratore è deceduto mentre stava ristrutturando una palazzina in provincia di Brindisi a causa del crollo di una parte di solaio, di un balcone e dell’impalcatura. Un altro incidente mortale si è verificato a Rifiano, in Val Passiria, nella zona di Merano: un agricoltore 50enne è morto schiacciato dal suo trattore che si è ribaltato mentre stava lavorando in un frutteto. Il tragico bilancio degli incidenti mortali conta già 677 vittime nei primi sette mesi dell'anno, secondo gli ultimi dati sulle denunce presentate all'Inail. Un numero in calo (-5,4%) rispetto alle 716 vittime registrate nei primi sette mesi del 2020, ma influenzato dalla pandemia e comunque superiore ai dati dello stesso periodo del 2019 e del 2018, due anni pre-Covid. In aumento, nel complesso, risultano le denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e luglio all'istituto, che sono state 312.762, quasi 24 mila in più (+8,3% rispetto allo stesso periodo del 2020), così come risultano in aumento le patologie di origine professionale, che sono state 33.865, quasi 8.700 in più (+34,4%). Molte possono essere le cause di infortunio sul lavoro ad esempio, cadute dall’alto nelle attività edile di ristrutturazione, crolli di solai, balconi e impalcature, sempre in edilizia. Si fa riferimento anche ad infortuni mortali con mezzi di lavoro, ad investimenti nei cantieri autostradali durante il posizionamento della segnaletica, a incidenti con trattori agricoli.

La lunga scia di sangue tra martedì e mercoledì ha spinto il presidente del Consiglio Mario Draghi a dedicare ai morti sul lavoro una lunga digressione nel corso della conferenza stampa post Consiglio dei ministri per l’approvazione della Nadef e ad annunciare un intervento legislativo “entro la prossima settimana” che preveda “pene immediate e più severe” per chi viola le norme della sicurezza sui luoghi di lavoro. I sindacati per contrastare questa piaga richiedono che vengano aumentati i poteri ispettivi e le sanzioni effettuando dunque anche migliaia di nuove assunzioni negli ispettorati del lavoro, nelle Asl e servizi territoriali. Inoltre richiedono la sospensione, fino alla messa in regola, delle attività che violano le norme sulla sicurezza, il miglioramento del sistema di formazione di lavoratori e imprenditori e la creazione di una banca dati unica per infortuni e sanzioni applicate.

 

 

 

 

 

 

 

PREVENZIONE SICUREZZA LAVORO: RISCHIO RADON LUOGHI DI LAVORO

 

Il radon è un gas radioattivo di origine naturale, non percepibile dai nostri sensi: questo gas, infatti, è inodore ed incolore. Il radon che si forma nel sottosuolo deriva dal decadimento radioattivo dell’uranio, un elemento presente in tutte le rocce della crosta terrestre. Una volta sprigionatosi è capace di risalire in superficie sfruttando tutte le fessure presenti, arrivando al livello del suolo ed entrando negli edifici dove accumulandosi può diventare pericoloso per la salute.

L’unità di misura che esprime la concentrazione del radon in aria è il Becquerel per metro cubo (Bq/m3). Attraverso un meccanismo di decadimento radioattivo, il radon si trasforma, originando altre sostanze: sono proprio queste, elementi radioattivi solidi (i cosiddetti “figli del radon”) a costituire il reale fattore di rischio per la salute. I figli del radon, una volta inalati con la respirazione, si depositano nei polmoni dove emettono radiazioni che danneggiano il tessuto polmonare.

Cos’è il Rischio Radon

Per Rischio Radon si intende il rischio derivato dall’inalazione di questo gas naturale che può provocare gravi danni alla salute. È dimostrato che una prolungata esposizione ad elevate concentrazioni di radon accresce il rischio di sviluppo di tumore polmonare. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il radon come agente cancerogeno di gruppo 1, ossia come una sostanza per la quale vi è evidenza accertata di cancerogenicità anche negli esseri umani. Il radon è collocato al secondo posto come causa di tumori polmonari, dopo il fumo di tabacco.

Nel caso in cui la concentrazione media annua dell’attività del radon in aria misurata risulta essere superiore al livello massimo di riferimento di 300 Bq/m3, è previsto l’obbligo per l’esercente di dover porre in essere tutte le misure correttive atte a ridurre le concentrazioni al livello più basso ragionevolmente ottenibile, avvalendosi del supporto di un esperto in interventi di risanamento radon, ed intervenendo tenendo conto dello stato delle conoscenze tecniche e dei fattori economici e sociali.

Valutazione rischio radon  

È importante non sottovalutare il rischio radon, a causa dei suoi effetti sulla salute e soprattutto in quanto questo gas tende ad accumularsi negli spazi chiusi, luoghi di lavoro dove si trascorre la maggior parte del tempo. Il datore di lavoro è tenuto all’osservanza delle misure generali di tutela per la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori elaborando, tra l’altro, un documento di valutazione dei rischi.

La prima valutazione della concentrazione media annua del Radon deve essere effettuata entro 24 mesi dall’inizio dell’attività o dalla definizione delle aree a rischio o dalla identificazione delle specifiche tipologie nel Piano nazionale. Il documento che viene redatto a seguito della valutazione è parte integrante del Documento di valutazione del rischio. L’unico strumento diagnostico per valutare il grado di rischio di un ambiente è la misurazione della concentrazione del gas radon.

Il documento di valutazione dei rischi deve contenere:

  • una relazione sulla valutazione dei rischi, nella quale sono specificati i criteri adottati per la valutazione stessa;
  • l’individuazione delle misure di prevenzione e di protezione in relazione dei rischi individuati;
  • il programma di attuazione delle misure individuate.

Formazione rischio radon

Il D. Lgs 81/2008 impone l’obbligo di informazione, formazione e addestramento di tutto il personale impiegato. Nelle aziende con esposizione al rischio radon è importante informare e istruire i dipendenti sui pericoli per la salute.

Il corso “Formazione dei lavoratori” consente al datore di lavoro di assolvere gli obblighi previsti dal comma 1 dell’art. 36, 37 del D.Lgs. n. 81/2008, in materia di formazione dei propri lavoratori, ed è il primo passo del percorso formativo obbligatorio per i lavoratori.

Promotergroup S.p.A. mette a disposizione del datore di lavoro consulenti esperti che aiuteranno a creare il documento di valutazione del rischio. Il consulente guida il datore di lavoro nell’individuazione delle misure generali e specifiche di protezione e prevenzione, come indicato dal D. Lgs. 81/2008. Se vuoi ricevere maggiori informazioni o se hai dubbi in merito ai servizi integrati di consulenza e formazione puoi contattarci allo 0932/862613, inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o su https://www.promotergroup.eu/index.php/contattaci

 

CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO PER ATTIVITÀ CHIUSE: DECRETO PRONTO

Requisiti, codici Ateco e importi nel decreto attuativo atteso in Gazzetta Ufficiale riservato alle attività chiuse per almeno cento giorni.

 

Nel momento in cui l’Italia è ripartita, dopo le lunghe chiusure invernali, alcuni settori sono rimasti chiusi. Un esempio emblematico è quello delle discoteche, che non hanno più riaperto dalla scorsa estate. Le attività che sono rimaste a lungo chiuse hanno diritto a un contributo a fondo perduto aggiuntivo rispetto al pacchetto di aiuti standard: la misura è stata prevista dal decreto Sostegni bis (articolo 2 del Dl 73/2021) ma non è ancora diventata operativa. Il decreto attuativo firmato da da MISE, Ministero dello Sviluppo Economico, e MEF, Ministero dell’Economia e delle Finanze, con i dettagli su requisiti, codici Ateco e importi è pronto ma si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il decreto prevede che i beneficiari siano le attività economiche chiuse per complessivi cento giorni minimi, nel periodo tra il 1° gennaio e il 25 luglio 2021 con una dotazione di 140 milioni di euro. Dal momento che la possibilità di ricevere gli aiuti si lega strettamente al settore di appartenenza, per l’accesso a questa forma di benefici ritorna il meccanismo dei Codici ATECO. Nel decreto attuativo, pronto ma non ancora arrivato in Gazzetta Ufficiale, c’è infatti la lista delle attività che possono richiedere i contributi a fondo perduto. Il contributo a fondo perduto verrà erogato in via prioritaria (con una dotazione di 20 milioni) a discoteche, sale da ballo, night club e simili (codice ATECO 93.29.10), nel limite di 25.000 euro. Per il resto (palestre, impianti sportivi, parchi tematici, eventi di teatro, cinema, arte, fiere e cerimonie e gioco), le risorse (in tutto 140 milioni di euro, nel fondo di cui all’art.2, commi 1-4).) saranno ripartite con diversi importi in base agli scaglioni di fatturato. Per beneficiare degli aiuti, alla data di presentazione dell’istanza i potenziali beneficiari devono essere titolari di partiva IVA, residenti o stabiliti in Italia e non risultare già in difficoltà al 31 dicembre 2019 (secondo le regole per la concessione degli degli aiuti di Stato). Il contributo a fondo perduto sarà erogato direttamente dall’Agenzia delle Entrate sul conto corrente che ciascuna attività indicherà nell’istanza di accesso al Fondo. Per presentare domanda e ottenere i contributi a fondo perduto per le attività chiuse, però, è necessario ancora attendere: l’Agenzia delle Entrate dovrà emanare un apposito provvedimento con tempi e istruzioni da seguire entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo che ha stabilito le regole d’accesso.

 

 

 

 

PREVENZIONE SICUREZZA LAVORO: RISCHI IN AGRICOLTURA

Il settore agricolo, compreso l’allevamento, l’orticoltura e la silvicoltura rappresenta un comparto dove i fattori di rischio sono numerosi. L’indice infortunistico del settore agricolo è abbastanza considerevole, questo impone alle aziende e agli enti preposti di prestare particolare attenzione e di adottare le misure preventive e protettive.

Rischi in agricoltura

In Italia, il settore agricolo detiene, ancor oggi, il triste primato degli infortuni, spesso mortali, durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. L’agricoltura supera, quanto ad incidenti, anche il settore edile e quello della cantieristica, tradizionalmente caratterizzati da una percentuale di sinistri elevata. I rischi presenti in agricoltura racchiudono una vasta gamma di categorie, e riguardano sia gli infortuni che le malattie professionali. Parlando dei rischi specifici, essi variano a seconda della tipologia di azienda agricola, della struttura dell’ambiente e dei macchinari presenti, oltre alle varietà di sostanze impiegate o prodotte. La prima causa di morte è la perdita di controllo delle macchine e dei mezzi agricoli, seguita dallo schiacciamento o incastro del guidatore all’interno di macchine agricole o per il movimento terra. La seconda causa è la caduta dall’alto. Pratiche irregolari lungo la filiera produttiva possono favorire reati come il caporalato e il lavoro nero, causa di insicurezza e di rischi per quanto concerne le condizioni di lavoro. Un’ulteriore causa di incidenti è spesso legata all’anzianità anagrafica di molti agricoltori e braccianti, specie nelle piccole aziende a conduzione familiare, che favorisce disattenzione nella gestione di macchine pesanti o il mancato impiego di tecnologie più all’avanguardia.

Tra i rischi specifici che vengono presi con maggior considerazione in campo agricolo ritroviamo il rischio stress lavoro correlato, rischio biologico, rischio chimico, rischio incendio, rischio rumore, rischio vibrazioni. Non trascurabile inoltre è il rischio da esposizione a sostanze pericolose legato soprattutto all’utilizzo di prodotti fitosanitari. Con il termine prodotto fitosanitario si intende una sostanza o miscela di sostanze utilizzate per prevenire, distruggere o controllare qualsiasi parassita, in grado di causare danni o interferire con la produzione, lavorazione, immagazzinamento di alimenti, materie prime agricole, legno. Anche per questa particolare esposizione al rischio è obbligatorio il protocollo di sorveglianza sanitaria e la formazione specifica.

Valutazione dei rischi in agricoltura

La valutazione dei rischi in agricoltura è un obbligo del Datore di lavoro che deve prevedere i rischi specifici e dunque ridurre i pericoli che possono presentarsi. Inoltre oltre alla stesura del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi) deve nominare l’RSPP e il Medico competente, garantendo così la sorveglianza sanitaria. Nel caso l’azienda tratti prodotti come carne, latte o comunque prodotti destinati al consumo, deve essere in possesso del manuale di autocontrollo HACCP.

Formazione rischi lavoratori

La formazione assume un aspetto fondamentale in riferimento ai rischi legati all’utilizzo di macchine agricole e attrezzature. La formazione rientra negli obblighi di formazione ed addestramento, da parte del Datore di Lavoro, per i lavoratori che effettuano tali lavorazioni, utilizzando attrezzature specifiche per le quali è obbligatorio, appunto, l'addestramento, nonché dispositivi di protezione individuale. Gli obblighi di formazione ed addestramento sono definiti dal D. Lgs. 81/08, agli art.36 (informazione dei lavoratori), 37 (formazione dei lavoratori) ed in maniera specifica per i punti descritti sopra agli art. 73 (informazione, formazione, addestramento per utilizzo attrezzature da lavoro) e 77, in part. comma 4 lett. h (obblighi del Datore di Lavoro relativamente all'uso dei dpi).

Se vuoi ricevere maggiori informazioni o se hai dubbi in merito ai servizi integrati di consulenza e formazione puoi contattarci allo 0932/862613, inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o su https://www.promotergroup.eu/index.php/contattaci

 

 

VACCINO ANTI-COVID, DA OGGI AL VIA LE SOMMINISTRAZIONI DELLA TERZA DOSE

Circa tre milioni i soggetti fragili a rischio che riceveranno la terza dose di vaccino anti-covid.

 

Da oggi l’Italia dà il via alla somministrazione della terza dose di vaccino anti-covid per i soggetti fragili e a rischio. Sono 10 le categorie di pazienti che potranno ricevere una terza dose «addizionale» di vaccino anti-Covid: trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva; trapianto di cellule staminali ematopoietiche; attesa di trapianto d'organo; terapie a base di cellule T; patologia oncologica; immunodeficienze primitive; immunodeficienze secondarie; dialisi e insufficienza renale cronica grave; pregressa splenectomia; Aids. Si parla di dose aggiuntiva perché si somministra a completamento del ciclo vaccinale primario di 2 dosi, per raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria. Si potrà somministrare già a 28 giorni dalla seconda dose perché si tratta proprio di un ciclo di conferma e di rinforzo. I vaccini sono quelli a mRna (Pfizer e Moderna). Le persone che appartengono alle categorie target, qualora non venissero contattate potranno richiedere la terza dose, contattando i call center. Dopo le dosi «addizionali» per i più fragili sarà l’ora delle cosiddette dosi «booster» per chi, a distanza di tempo, o forse per via delle varianti, ha bisogno di una iniezione di rinforzo a fronte del calo di copertura immunitaria: over 80, ospiti delle Rsa e sanitari. Questa da somministrarsi a 6 mesi dall'ultima dose.  

Secondo uno studio condotto in Israele e pubblicato sul New England Journal of Medicine, sulla base dei dati del Ministero della Salute israeliano sugli over 60 vaccinati con ciclo completo, emerge che rispetto alla variante Delta, la terza dose Pfizer “porterebbe l’efficacia del vaccino tra i soggetti che hanno ricevuto il richiamo a circa il 95%, un valore simile all'efficacia del vaccino originale riportata contro la variante Alfa". I dati che arrivano da Israele sulla terza dose "ci danno una serie di informazioni importanti per cui, tenuto conto che è una cosa che si fa sugli ultra 60enni, in gruppi di età considerata dai 60-69 anni, dai 70-79 anni, e negli ultra 80 anni, la sensazione è di un importante recupero in quelli che avevano una risposta che verosimilmente non era quella desiderata", evidenzia Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all'università Statale di Milano e primario all'ospedale Sacco. La campagna intanto avanza e accelera ancora, spinta dal green pass, dal 15 ottobre obbligatorio per i dipendenti pubblici e privati.

 

 

 

 

 

DAL 15 OTTOBRE GREEN PASS OBBLIGATORIO PER DIPENDENTI PUBBLICI E PRIVATI

Approvato il decreto che estende il certificato verde al mondo del lavoro: multe fino a 1.500 € per i dipendenti e fino a 1000 € per datori.

 

Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri all’unanimità il nuovo decreto che estende il Green Pass a tutto il mondo del lavoro, pubblico e privato, a partire dal 15 ottobre e fino al 31 dicembre.  Dal 15 ottobre l’Italia sarà la prima in Europa ad introdurre l’obbligo vaccinale nei luoghi di lavoro. Sono 23 milioni le persone che avranno l’obbligo di presentare il Green Pass: lavoratori della Pubblica amministrazione, delle aziende provate grandi e piccole, autonomi come i tassisti, le baby sitter, colf e badanti. Inoltre l’obbligo scatta anche per le partite Iva, dunque l’obbligo del Green Pass vale anche per gli studi professionali e per i fornitori. I trasgressori verranno sospesi e senza stipendio, ma non è previsto il licenziamento. L’obiettivo è incrementare le vaccinazioni prima che, con l’arrivo dell’inverno, risalga la virulenza del nuovo coronavirus. Il governo ha anche modificato la norma che prevedeva il rilascio del Green Pass (con la durata di dodici mesi) per chi è stato malato e si sottopone a una dose soltanto di vaccino. Fino a ieri, prima del via libera in Consiglio dei ministri all’unanimità, dovevano passare 14 giorni dal giorno della prima dose. Con il nuovo provvedimento in vigore dal 15 ottobre, invece, le due settimane di attesa non sono più necessarie: chi ha contratto il virus e dopo la malattia fa la prima dose di vaccino, non deve più aspettare e può ottenere subito il rilascio della certificazione verde.

Per non penalizzare ulteriormente chi non vorrà o non può vaccinarsi, il decreto introduce i tamponi a prezzo calmierato per tutti nelle farmacie che hanno aderito al protocollo d'intesa: gratis per chi non si può vaccinare, 8 euro per i minori e 15 euro per tutti gli altri. Nella bozza è prevista per le farmacie che non rispettano i prezzi una sanzione da mille a 10mila euro e il prefetto potrà disporre anche la chiusura dell'attività per 5 giorni. Per quanto riguarda i tamponi, con un emendamento al decreto green pass bis, è stata inoltre estesa la validità dell'esito dei molecolari a 72 ore mentre quella degli antigenici continuerà ad essere 48 ore.

SANZIONI

Le sanzioni per chi non ha il Green Pass sono molto dure e vanno dalle multe fino alla sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Per i lavoratori privati e pubblici senza Green Pass la sospensione dello stipendio scatta dal primo giorno. Nelle imprese con meno di 15 dipendenti la sospensione scatta dal quinto giorno. Per i datori di lavoro che non effettuano i controlli sono previste inoltre sanzioni da 400 a mille euro, mentre dipendenti pubblici, privati e autonomi che verranno sorpresi in un luogo di lavoro senza il pass rischiano una sanzione da 600 a 1.500 euro. E sanzioni sono previste anche per i magistrati ordinari: l'accesso senza il pass è considerato "illecito disciplinare" ed è sanzionato in base alla normativa di riferimento.