Giovedì, 03 Luglio 2025 15:46

Garantire la sicurezza dei lavoratori, soprattutto durante l'estate, è fondamentale per prevenire infortuni e malattie professionali legate alle alte temperature. L'INAIL dedica particolare attenzione a questo tema, riconoscendo che lo stress termico rappresenta un rischio significativo per la salute dei lavoratori. Il microclima degli ambienti di lavoro, influenzato da fattori come temperatura, umidità, velocità dell'aria e temperatura radiante, può compromettere il benessere termico e la performance lavorativa.

In ambienti severi, come cantieri o attività agricole all'aperto, l'esposizione prolungata al caldo può sovraccaricare il sistema cardiovascolare, aumentando il rischio di colpi di calore e altre patologie correlate. Per affrontare questa problematica, l'INAIL ha sviluppato il progetto Worklimate, un sistema di previsione dello stress da calore che utilizza modelli meteorologici avanzati per valutare il rischio termico in tempo reale. Questo strumento consente a datori di lavoro e lavoratori di adottare misure preventive tempestive, come la sospensione delle attività all'aperto durante le ore più calde, la rotazione dei turni e l'uso di abbigliamento protettivo.

Con l'estate 2025 che ha già fatto registrare temperature record in molte regioni d'Italia, superando i 40 gradi in diverse regioni, le amministrazioni regionali hanno deciso di adottare misure straordinarie per proteggere la salute dei lavoratori più esposti. Tra le azioni principali, vi è il divieto di svolgere attività lavorative all'aperto durante le ore più calde della giornata, una misura che riguarda in particolare i settori dell'edilizia, dell'agricoltura e del florovivaismo.

Le ordinanze Regionali

La Regione Sicilia è stata una delle prime a intervenire con l'adozione di un'ordinanza che sospende temporaneamente tutte le attività lavorative all'aperto dal 26 giugno e fino al 31 agosto 2025, nei giorni in cui il rischio di stress termico per i lavoratori è elevato. La decisione è stata presa a causa delle temperature record registrate in alcune aree, che hanno spinto le autorità regionali a proteggere i lavoratori dalla possibilità di incorrere in colpi di calore o altri problemi legati all'esposizione prolungata al sole. Questa ordinanza riguarda le aziende agricole, florovivaistiche, edili (e affini) e le cave. Lo stop scatterà dalle 12,30 alle 16 nelle aree e nei giorni in cui verrà segnalato, nella fascia oraria, un livello di rischio "alto" dalla mappa “Lavoratore al sole e attività fisica intensa” disponibile sul sito internet del progetto Worklimate 2.0 dell'Inail. 

Anche altre regioni, come l'Emilia-Romagna, hanno seguito questa strada, adottando misure simili per tutelare la sicurezza dei lavoratori. In questo caso, l'ordinanza è stata emessa con validità fino al 15 settembre 2025.

Anche in Lombardia, dal 2 luglio e fino al 15 settembre, è vietata l'attività lavorativa all'aperto tra le 12:30 e le 16:00 nelle aree edili, cave, aziende agricole e florovivaistiche, limitatamente nei giorni in cui è segnalato un livello di rischio "alto" sulla mappa giornaliera del sito Worklimate.

Il Presidente della Regione Basilicata, il 24 giugno scorso ha firmato un'ordinanza che vieta il lavoro agricolo nelle ore più calde, dalle ore 12.30 alle 16, nei giorni in cui la mappa Worklimate dell'Inail segnala un rischio alto per i lavoratori esposti al sole. L'ordinanza resterà in vigore fino al 31 agosto prossimo.

A fronte dell'ondata di calore che ha interessato anche il Veneto, il Presidente della Regione, ha emanato un decreto che mira a tutelare la salute dei lavoratori esposti a temperature elevate e a radiazioni solari, in particolare quanti operano all'aperto o in ambienti non climatizzati. Il provvedimento, che recepisce le "Linee di indirizzo per la protezione dei lavoratori dal calore e dalla radiazione solare" approvate in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, raccomanda ai datori di lavoro di limitare o evitare le attività lavorative nelle ore più calde della giornata. Viene, suggerito, inoltre, di prevedere rotazioni del personale per ridurre i tempi di esposizione al caldo, garantire adeguata idratazione e sorveglianza sanitaria, adottare abbigliamento e dispositivi di protezione idonei. 

I settori coinvolti

Le misure riguardano in particolare i settori più esposti al caldo, come quello dell'agricoltura, dell'edilizia, dei cantieri e della logistica all’aperto. Per esempio, i lavoratori nei campi, che devono raccogliere frutta e verdura o curare le coltivazioni, sono tra i più vulnerabili durante le ondate di calore. Per loro, l'interruzione delle attività nelle ore più calde è fondamentale per evitare rischi gravi per la salute. Le ordinanze impongono un divieto di lavoro tra le 12:30 e le 16:00, con l’obiettivo di proteggere i lavoratori durante le ore più calde del giorno. Tuttavia, alcuni governatori regionali hanno suggerito che le imprese adottino soluzioni alternative, come la rotazione dei turni, l’anticipo o il posticipo dei lavori, in modo da ridurre al minimo l’impatto delle alte temperature.

Misure preventive consigliate

Le ordinanze non si limitano al divieto di lavoro nelle ore più calde, ma sollecitano anche l'adozione di misure preventive da parte delle imprese. Tra queste, la fornitura di acqua potabile fresca ai lavoratori, la creazione di aree ombreggiate dove poter riposare durante le pause, e l’utilizzo di abbigliamento adeguato che protegga dal sole. Inoltre, le autorità regionali hanno suggerito che i datori di lavoro attuino un controllo costante sulle condizioni di salute dei lavoratori, garantendo che ogni singolo dipendente non mostri segni di stress termico.

L’adozione di ordinanze regionali per vietare il lavoro all’aperto durante le ondate di calore estremo segna un passo importante nella protezione della salute dei lavoratori in un contesto climatico che sta diventando sempre più pericoloso. La sfida sarà quella di affrontare l'emergenza caldo in maniera sistematica e coordinata, cercando di garantire la sicurezza sul lavoro in tutto il territorio italiano, anche in vista di future estati sempre più calde.

 

Ultima modifica il Giovedì, 03 Luglio 2025 15:59